sabato 6 marzo 2010

sLeghiamoci dal Razzismo


In Italia ci sono 4 milioni di cittadini stranieri, che lavorano (contribuendo per il 9% del pil nazionale), pagano le tasse, finanziando le pensioni dei nostri anziani e la cassa integrazione dei lavoratori italiani, e mandano a scuola i loro figli, che costruiscono con i figli degli italiani la nuova generazione del futuro.

Anche l’Italia ha conosciuto il fenomeno dell’emigrazione, come la fuga dei cittadini del Sud Italia dal meridione verso i poli industriali del nord, subendo le peggiori vessazioni (ricordiamo i cartelli con su scritto “qui non si affitta ai meridionali”), oppure le migrazioni dei nostri nonni nelle Americhe e negli altri paesi europei, ricevendo in cambio maltrattamenti e angherie (come dimenticare negli Usa la ”caccia all’italiano” sporco, che ruba e portato etnicamente alla delinquenza). Quindi gli italiani, più di qualsiasi altro, dovrebbero sapere cosa si prova ad essere discriminati ed emarginati; ma nonostante ciò il governo italiano vara misure legislative, come le leggi sulla sicurezza, che non hanno niente da invidiare alle leggi razziali del ’38. Misure che impongono l’obbligo di denuncia dei clandestini nelle scuole e negli ospedali, che vietano di contrarre matrimonio fra italiani e clandestini o che impediscono ai genitori non in regola di registrare i loro figli all’anagrafe. La questione dell’immigrazione viene affrontata come problema di ordine pubblico, con la criminalizzazione di persone colpevoli di non avere un pezzo di carta e con il non riconoscimento di diritti fondamentali e universali, come la legge sul welfare del governo regionale che limita l’accesso ai servizi sanitari solo ai cittadini comunitari residenti sul territorio da almeno 36 mesi (quindi paradossalmente cittadini veneti “padani” residenti da meno tempo non avrebbero diritto ai servizi). A tutto questo si aggiunge il clima di odio etnico e l’incitamento alla violenza da parte della lega nord, partito di governo, con proposte scellerate come l’idea del ministro degli Interni di prendere le impronte digitali ai bambini rom o l’intenzione (poi smentita) del sindaco di Azzano X di registrare gli immigrati di religione islamica. Proposte che richiamano da lontano ideologie criminali sconfitte dalla storia. Ma la risposta della cittadinanza non si è fatta attendere, mostrando di non essere assopita all’indifferenza o di essere succube del razzismo istituzionale; ne sono dimostrazione la grande manifestazione del 17 ottobre a Roma e le più recenti iniziative del Primo Marzo in tutta Italia, rilevando la vera faccia di un Italia ancora solidale con i più deboli e gli oppressi. La bellissima piazza XX settembre di Pordenone ci ha mostrato una piazza colorata, multietnica e multiculturale (quale è l’Italia), che fa dello scambio di idee un valore. Come gli ultimi fatti di cronaca ci insegnano, da Rosarno a Castel Volturno, gli immigrati sono l’unica realtà sociale, che vessata e distrutta dalle mafie del Meridione ha la forza di ribellarsi, organizzarsi e rialzare la testa; qui nel nord Italia la presenza dei migranti nelle fabbriche va a rinfoltire le organizzazioni sindacali e di lotta, contribuendo così ad una migliore rivendicazione dei diritti di tutti.

Le loro lotte sono anche le nostre, abbattiamo alla radice il cancro del razzismo e della discriminazione, Opponiamo alle divisioni che vogliono creare all’interno della società, alla guerra tra i poveri, un unione , per diventare tutti noi più forti e decisi a cambiare il nostro futuro

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